Troia come Filippi, Antonio come Ulisse

Leggi come l'ispirazione per la scrittura del mio romanzo Antonius sia nata dalla serie tv "Odissea", sceneggiato che racconta le vicende della storia di Ulisse.

ANTONIUS

Beatrice Barone

serie tv, odissea, ulisse
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Mi sono sempre chiesta da dove derivano i nostri interessi, cosa li accende, cosa li mantiene costanti nel tempo. Gli esseri umani hanno sicuramente delle inclinazioni naturali, qualcuno è portato per la matematica, altri per le materie umanistiche mentre altri ancora eccellono negli sport.

Mi piace pensare che alla base dei nostri interessi ci sia stato, per ognuno di noi, un episodio che ha accesso l’interruttore della nostra inclinazione naturale. Per quel che mi riguarda, il mio tasto ON è stato una serie tv. O forse dovrei dire la serie tv, visto il suo successo di pubblico.

Sono troppo giovane per potermelo ricordare, ma è come se avessi vissuto anche io, attraverso il racconto dei miei genitori, l’attesa per ogni nuova puntata trasmessa, la spettacolarità degli effetti speciali e il fascino magnetico sprigionato dagli attori.

Era il 1968 quando la Rai mandò in onda per la prima volta la storia d’avventura più bella di tutti i tempi: l’Odissea. Un successo di pubblico non solo in Italia ma anche in Grecia. Del resto, molti degli attori scelti sono greci: Bekim Fehmiu (Ulisse), Irene Papas, (Penelope), solo per citare i personaggi principali.

Quello dell’Odissea è uno dei pochi – se non l’unico – nostoi a essere giunto fino a noi integro. Per chi non lo sapesse, durante l’antichità esisteva un intero filone letterario con al centro i nostoi, ossia il viaggio verso casa che gli eroi omerici hanno dovuto compiere finito l’assedio di Troia. Quello di Ulisse è sicuramente il più famoso, ma ce ne sono molti altri; alcuni sono giunti fino a noi frammentati, mentre altri sono andati addirittura perduti.

Ma torniamo a Ulisse e alla sua storia.

Sono passati dieci lunghi anni da quando lui e i suoi uomini hanno lasciato le rive di Itaca per unirsi all’esercito di Agamennone. I loro cuori non desiderano altro che poter fare ritorno a casa e rivedere le proprie famiglie. Ciò che ignorano sono però i pericoli di ogni genere e sorta che li attenderanno lungo il difficile viaggio di ritorno: ciclopi con un occhio solo pronti a divorare, cannibali dalle dimensioni gigantesche, sirene incantatrici, maghe dai poteri oscuri ma soprattutto divinità crudeli che giocheranno con le loro sorti.

serie tv, odissea, Ulisse
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Stremato da tutte le traversie e le perdite subite, Ulisse finirà naufrago sulle coste di Scheria: isola leggendaria, di non precisata collocazione, dimora di un popolo altrettanto leggendario, i Feaci.

Alla corte del re Alcinoo, Ulisse ascolterà il racconto di Troia in fiamme da Demodoco, un aedo scampato al massacro e rifugiatosi presso il popolo dei Feaci. Questa scena in particolare è stata per me l’interruttore di quello che sarebbe diventato poi il mio interesse più grande: l’amore per la storia antica.

Ulisse, strutto dal dolore, ascolta da Demodoco il racconto di ciò che la sua astuzia ha creato. Lui che anni prima aveva partecipato alla distruzione di Troia, si commuove ascoltando la fine terribile che gli achei hanno inflitto al figlio di Ettore.

Ma quel racconto appartiene alla sua vita passata. Ulisse non è più lo stesso uomo partito da Itaca vent’anni prima e ciò perché ogni sofferenza, ogni perdita, hanno lasciato in lui una ferita nel corpo come nell’anima.

Così come Ulisse non è più lo stesso uomo così non lo è più Antonio.

Nel primo capitolo di Antonius, ho voluto omaggiare questo grande sceneggiato cercando di ricreare un’atmosfera simile: Antonio, esule alla corte del re Cidno, si commuove recitando i versi di Troia in fiamme:

(…) Yavana strinse gli occhi, premette le mani sulle orecchie, ma non c’era modo di scappare alla propria coscienza. Fu allora che Antonio distese le braccia lungo i fianchi, si voltò verso il re e cominciò a recitare.

«Miseri noi che quella notte fu felice perché il lungo assedio era finito ed era proprio quello su cui contava Ulisse, l’artefice del cavallo. Protetti dall’oscurità, corsero verso le porte per far entrare il resto dei compagni mentre la città giaceva sopita. Anche io, Demodoco, dormivo e quando mi destai m’accorsi che la rocca di Ilio ardeva tra le fiamme, e poi lo vidi… Due Achei tenevano stretto per i piedi un fanciullo, era Astianatte, il figlio di Ettore. Lo sollevarono e lo precipitarono giù dalle mura».

Mentre Antonio recitava quel canto funesto, una lacrima gli si staccò dagli occhi, rigando sulla guancia. Declamava Omero, certo, ma a Troia, la sua mente, aveva sostituito l’eccidio di Filippi, l’eccidio di quella terribile e sanguinosa battaglia che aveva spento in lui ogni umana dignità (…).

E per te? Qual è stato il tuo tasto ON? Scrivimi e fammelo sapere!

Dispute tra Dèi, il futuro di una civiltà, la tenacia di un uomo e la lotta per affrancarsi dal proprio destino.

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